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IL DIAVOLO VESTE PRADA
(THE DEVIL WEARS PRADA)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 27 novembre 2006
 
di David Frankel, con Meryl Streep, Anne Hathaway, Emily Blunt, Stanley Tucci, Adrian Grenier (Stati Uniti, 2006)
 
Irresistibilmente sottomesso alla bravura quasi sfrontata di Meryl Streep (chiedetevi quale sarebbe l'attrattiva del film senza la presenza dell'attrice) IL DIAVOLO VESTE PRADA è brillante e divertente, se non proprio istruttivo; meritandosi cosi il successo di cassetta che sta riscontrando un po' ovunque. Situato agli antipodi della classica formula “ogni riferimento a persona nota…” gli autori ci hanno informato da tempo come il diavolo del titolo sia direttamente ispirato (oltre che al best seller autobiografico di Lauren Weisberg) dalla figura, e dal genere di ambientino in cui notoriamente si vive nel regno, peraltro ambitissimo, governato dalla dispotica direttrice di Vogue, Anna Wintour. David Frankel è l'autore delle celebre serie televisiva SEX AND THE CITY, Meryl Streep la cattiva probabilmente più simpatica del cinema americano; e nel romanzo della Weisberg pare che le vicissitudini del brutto anatroccolo (qui è la fin troppo graziosa Anne Hathaway) che da modesta apprendista giornalista si converte alle lusinghe della high fashion fossero narrate con un mix corrosivo di humour, ma anche di malinconica critica. Del regista ritroviamo allora tutta la fluidità glamour del mondo patinato nuovaiorchese che, in perfetto accordo con la disinvoltura divertita di tutti gli attori garantisce al film tutta la sua simpatia.

Per il resto, occorrerà ripassare: poiché, guastato in particolare da un finale moralista di comodo, questa variazione del mito favoloso di Cenerentola non ha il coraggio di essere una satira sulla frivolità del mondo della moda, nemmeno una riflessione sui limiti del servilismo, sulle contraddizioni del successo e del potere. E' un frizzante divertissement: lontano, intendiamoci, dai capolavori del genere di Stanley Donen, Capra, Hawks e compagni. Che, oltre che sulla bravura degli interpreti, costruivano la logica spettacolare e morale delle loro commedie su una meccanica implacabile di seduzione ma pure di convinzione.


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